IL CIGNO

21 dicembre 2015

RIPENSANDO LAURA CONTI



BIOGRAFIA
A cura del Circolo Lario Sponda Orientale, sabato 12 dicembre alle ore 20 nello spazio caffè del Congresso, alcune donne di Legambiente hanno letto pagine dalle sue opere accompagnate dalla chitarra di Maurizio Aliffi.


Biografia
Laura Conti è nata a Udine il 31 marzo 1921 ed è morta a Milano il 24 maggio 1993.
Era una donna bella, umana, caustica, anticonformista, anticipatrice.
Fece parte del movimento di resistenza partigiana con l’incarico di far propaganda presso le caserme e di staf­fetta. Arrestata, fu internata nel campo nazista di smistamento di Bolzano. Tornata libera, si è laureata in medi­cina, si è specializzata in ortopedia in Austria e si è poi trasferita a Milano dove, alla professione di medico, ha affiancato l’impegno politico nel PCI, senza trascurare il suo lavoro di medico, e il suo interesse per lo studio e la divulgazione scientifica. E’ stata consigliera provinciale, regionale e deputata.
Molto prima di altri, ha intuito l’importanza delle tematiche ambientali e fu tra le prime a introdurre in Italia riflessioni sui problemi dello sviluppo, dei limiti delle risorse, del rapporto tra produzione industriale e conser­vazione della natura. Il suo libro Che cos’è l’ecologia (1977, Mazzotta) divenne un testo fondamentale per la formazione del nascente movimento ambientalista. Tra i promotori della Lega per l’Ambiente, fu presidente del Comitato scientifico della Legambiente.

Laura divenne nota al grande pubblico dopo che il 10 luglio del 1976 a Seveso dall’Icmesa uscì una nuvola bianca contenente una sostanza allora quasi sconosciuta, la diossina. La sua fu una battaglia appassionata e senza tregua, vicina alla popolazione e alle donne per aiutarle ad orientarsi fra la voce rassicurante del potere e la giusta preoccupazione di coloro che avevano studiato la diossina e ne conoscevano gli effetti dannosi. Il suo libro Visto da Seveso (Feltrinelli, 1977) è un “discorso sul metodo” rimasto largamente inascoltato. Era capace di opporsi, da sola, a mozioni del consiglio regionale perché infarcite di errori scientifici, ben lontana però dal mitizzare gli ambienti scientifici, e critica dei legami fra scienza e potere. Fondamentale fu la sua polemica con la Commissione Medico Epidemiologica: il documento sulla valutazione del rischio da diossina in gravidanza non considerava il danno della diossina al fegato e ai reni della madre, “come se una donna gravida fosse soltanto un’incubatrice e non una persona con la salute da salvaguardare, una fattrice che impazzisce se il prodotto del concepimento non riesce bene, ma indifferente ai propri rischi.”
A Seveso è ambientato il romanzo Una lepre con la faccia di bambina (Editori Riuniti, 1978).
Ai saggi politici o scientifici accompagnava, infatti, opere di narrativa, dove poteva elaborare le emozioni della sua grande ricchezza percettiva: Cecilia e le streghe (Einaudi, 1963); La condizione sperimentale (Mondadori, 1965) nel quale rielabora, dopo vent’anni, l’esperienza nel campo di concentramento.
All’educazione sessuale ha dedicato Sesso e educazione (Editori Riuniti, 1971) e il bellissimo libro illustrato per bambini Gli animali raccontano, storie di nascite (Libri per ragazzi Mondadori, 1988).
Forse il suo contributo scientifico è stato sottovalutato, un po’ anche da lei stessa: basta leggere Questo Pia­neta (Editori Riuniti, 1983) e La fotosintesi e la sua storia (Giunti Marzocco, 1991) per capire che Laura non era soltanto una divulgatrice: era una persona che rielaborava e studiava costantemente tematiche biologiche, apportando un suo contributo originale di grandissima lungimiranza.
La sua tesi di fondo: è sbagliato e illusorio il pensare sia che l’uomo abbia capacità illimitate, sia che la natura abbia una illimitata capacità di resistere e ‘medicare’ le attività nocive degli uomini. Dato che l’ambiente ha pla­smato gli organismi viventi in milioni di anni, dovrebbe valere, per i prodotti della natura, non il principio che una qualsiasi modifica dell’ambiente sia da considerarsi innocua finché non ne sia dimostrata la pericolosità, bensì il principio che qualsiasi modifica dell’ambiente naturale sia da considerarsi pericolosa sinché non ne sia dimostrata l’innocuità.
Dell’amore che Laura Conti ha suscitato ci sono numerose testimonianze. Loredana Lucarini ne ha raccolto al­cune in un prezioso e raro libretto intitolato: Laura Conti: dalla Resistenza, all’ambientalismo, al caso Seveso, distribuito nel 1993 insieme a l’Unità. Un breve profilo si trova anche nel libro di Andrea Poggio, Ambientalismo (Milano, Bibliografica, 1996). Nel 2010 le donne di Legambiente Lombardia le hanno dedicato un pubblico in­contro a Milano. Nel 2012 la Biblioteca del Cigno ha pubblicato il libro Laura Conti, Alle radici dell’ecologia di Chiara Certomà. Nel 2013 le è stato intitolato un giardino a Milano e nel 2014 a Roma il vialetto dove ha sede l’associazione su iniziativa delle donne di Legambiente che hanno inoltrato da allora documentazione per richie­dere la titolazione di una strada della Capitale e più volte sollecitato la Commissione Toponomastica.
Purtroppo i suoi libri non si trovano più nelle librerie, ma solo nelle biblioteche; ne sollecitiamo la ristampa e la richiesta di titolazione di una strada in ogni città dove ha sede un circolo.

Milano, 12 novembre 2015
a cura di Valeria Fieramonte e Costanza Panella